lunedì 10 novembre 2008

Làcreme napulitàne (14)

P' nà f'tènt' é partìt' é serieccì àgg' pèrz' nà bullètt' é ruimìla eur'.

(Per una puzzolente partita di serie C ho perso una bolletta di duemila euro)

(Nota1 : "ho perso duemila euro" è un modo per dire che pagando la bolletta era arcisicuro di averli già in tasca)

(Nota 2: la dizione "bolletta" per indicare il coupon delle scommesse sportive è sostanzialmente esatta. "Bolletta" e "bollettino" sono gli strumenti tipici con cui si pagano le tasse. Il gioco del lotto, e in generale tutte le lotterie e scommesse e giochi d'azzardo e gratta e vinci, essendo "autorizzati" - cioè gestiti - dallo Stato, sono di fatto delle tasse, in cui solo in rarissimi casi il vincitore guadagna più di quanto abbia mai speso per giocare in vita sua. Sul totocalcio, per esempio, il 28% del costo della "colonna" andava direttamente allo Stato. Non per niente, nel XIX secolo, Depretis qualificò il gioco del lotto come "la tassa sull'ignoranza", citazione successivamente attribuita a Garibaldi, meritevole di essere applicata a tutti i giochi "legalizzati" o "clandestini" che siano)

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