Il soggetto è un bambino di due anni e mezzo, capriccioso come tutti quelli della sua età, e la sua nonnetta ultrasessantenne baby sitter.
Il bambino assesta una pedata ad un quadro appoggiato al muro che era sul pavimento: il vetro (per fortuna lato muro) va in mille pezzi. La nonnina sorride amorevolmente:
Chìll' è criatùr'.
(Quello è bambino [dunque non intendo punirlo, ed anzi gli sorrido])
Trenta secondi dopo, il bambino getta via dalla finestra (del terzo piano) le chiavi dell'auto di suo padre. La nonnina sorride amorevolmente:
Chìll' nù capìsh'.
(Quello non capisce [dunque non intendo punirlo, ed anzi gli sorrido])
Trenta secondi dopo, il bambino tira giù in un sol colpo una dozzina di pentole e coperchi dal mobile, con un frastuono inimmaginabile che spaventa anche la gente in piazza. Ma la nonnina sorride ancora amorevolmente:
Chìll' hàdda crésh'r'.
(Quello ha da crescere [dunque non intendo punirlo, ed anzi gli sorrido])
Trenta secondi dopo, il bambino lancia la preziosa coppa Swarovski (peraltro un importante ricordo di famiglia) giù per le scale. La nonnina prende la scopa per andare a rimuovere i detriti sparsi dappertutto, e ancora sorridendo amorevolmente dice:
Chìll' vulév' sùl' pazzià.
(Quello voleva solo giocare [dunque non intendo punirlo, ed anzi gli sorrido])
Trenta secondi dopo, il bambino si accorge di nuovo di non essere al centro dell'attenzione assoluta dell'universo mondo, ma non trovando nulla da rompere si limita ad aprire la bocca e a piangere urlando in modo sguaiato: "WAAAH!" Accorre lesta la nonnina, sorridendo, a consolarlo:
Vién', bèll' rà nònn', tu sì bràv'!
(Vieni, bello della nonna, tu sei bravo! [dunque meriti premi ed elogi solo perché esisti; se poi fai i capricci e spacchi tutto e piangi solo per ricattarci, puoi stare certo che ti accontenteremo a qualsiasi costo])
Riepilogo senza commenti:
Chìll' è criatùr'.
Chìll' nù capìsh'.
Chìll' hàdda crésh'r'.
Chìll' vulév' sùl' pazzià.
Vién', bèll' rà nònn', tu sì bràv'!
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