Non avendo altri termini "tecnici" a disposizione, insistiamo a parlare di "netbook" basati su ARM Cortex. In realtà in un Cortex-A8/A9 c'è tanta potenza di calcolo e tanta flessibilità (e tanto poco consumo) da poterli considerare eredi di almeno tutti i computer "non desktop" in circolazione.
Un Cortex-A8 è grosso modo equivalente ad un Pentium III di fascia alta, cioè la potenza di calcolo che a suo tempo era richiesta per i vari Windows 2000 e XP.
Ma sul Cortex non ci gira codice Intel (e questa è una vera benedizione, perché limita drasticamente le possibilità di Microsoft).
A meno che qualcuno non si sbrighi a fare di più e meglio di Ubuntu/ARM entro i prossimi mesi, possiamo dare per scontato il successo di quest'ultima perché permette (considerazioni di "potenza" a parte) un passaggio totalmente trasparente da un'architettura all'altra.
Magari nel "mercato" ci si accorge davvero che la potenza non è tutto, e che è inutile avere tanti gigahertz e tanti megabyte solo per usarli per fare gli effetti speciali negli screensaver.
Anche sui consumi la questione è anzitutto di buonsenso: l'architettura x86 è "potente", sì, ma i notebook sono sempre limitati a un paio d'ore di lavoro. Da vent'anni non vediamo ancora un notebook capace di coprire (lavorando e navigando) tutta la giornata lavorativa. E vediamo sempre che il grosso della potenza di calcolo viene usato solo per le corbellerie.
La mossa di Ubuntu ha valore strategico (e presuppone che fino ad aprile 2009 non ci siano altri capaci di fare di meglio): chi progettasse di vendere un netbook basato su Cortex-A8/A9, dovrà chiedersi se conviene svilupparsi in casa una intera distribuzione Linux su misura, oppure prendere una Ubuntu (già collaudata, già funzionante, già elegante, già famosa) ed aggiungervi il minimo indispensabile.
E l'ultimissimo Windows CE non è all'altezza di una Ubuntu desktop completa.
Ma tutti i programmi a corredo di Ubuntu non dovranno essere riscritti per l'architettura ARM?
RispondiEliminaIl bello di Linux è che i programmi vanno semplicemente "ricompilati".
RispondiEliminaLe uniche cose da riscrivere quando si fa il "porting" ad una nuova architettura, sono i driver dell'hardware (risparmio energia, scheda video, porte, etc). Ed infatti Linux gira su una quantità immane di hardware: nel mondo, tutto ciò che ha un processore ad almeno 32 bit con memoria protetta è in grado di far girare Linux.
Per il porting alle architetture Cortex, il fatto che ARM e Ubuntu si siano scomodate insieme ci garantisce che i driver in questione verranno scritti sfruttando al massimo le caratteristiche dei processori e dell'hardware (se non ricordo male esisteva già un porting di MojoHandhelds/Ubuntu, però non sfruttava quasi nessuna delle peculiarità del processore Cortex e delle periferiche della Beagleboard).
Con altri sistemi operativi il porting è generalmente assai più difficile poiché, a differenza di Linux, fanno troppo affidamento su certe caratteristiche dell'hardware. Per esempio per portare Mac OS X dai processori PowerPC a quelli Intel, hanno lavorato sodo dal 2001 al 2005.
Grazie!
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