Nè, é vicchiarèll' prìmm'é fà a shpés', vànn'abbicìn' a càss': né, m'rài n'èur'?
E cchéll' ció rànn' pùr', p'nù ppèrd'r'a cliènt'abbituàle!
Però s'ann'arr'bb'llàt': ccà a fìn' rà iurnàt', c'shcurdàmm', e c'léss'm' arr'fónn'r' nùi?
Il supermercato ha messo i carrelli con l'euro. (1)
Eh, le vecchiette prima di fare la spesa, vanno vicino alla cassa: ehi, mi dai (in prestito) un euro? (2)
E quelle (le cassiere) glielo danno pure, per (l'ordine di) non perdere una cliente abituale. (3)
Però si sono ribellate: qui a fine giornata, ci scordiamo, e ce lo dovremmo rifondere noi?
(1) Occorre una monetina da un euro per sbloccare il carrello, che viene restituita quando lo si rimette a posto bloccandolo nuovamente.
(2) In realtà la monetina di un euro ce l'hanno tutti, ma temono di ritrovarsela incastrata nel carrello e di perderla. Diffidano di questo avanzamento tecnologico e preferiscono perciò rischiare una monetina presa in prestito da qualcuno; se non c'è nessuno nei paraggi, si può chiedere a qualche cassiera.
(3) Il termine "cliènt'abbituàle" è pronunciato lentamente, per sottolineare il sarcasmo contro i favoritismi che i piccoli supermercati di paese fanno alle clienti che vanno più spesso a spendervi (alcune anche ogni giorno).
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