In quarta di copertina si fa notare una pubblicità di una spugna.
In alto a sinistra: logo dell'azienda produttrice, che include un volto femminile stilizzato (capelli corti, sguardo ammiccante, rossetto massiccio, niente naso). Qualche anno fa il logo era più sbarazzino (lo ricordo con le labbra senza rossetto e con i capelli forse più appuntiti).
Foto a tutta pagina del profilo della testa di una giovane donna, linee perfette, rossetto, capelli raccolti, faccino acqua e sapone, non un brufolo, non un neo, non un pelo di troppo (evidentemente ritoccata al computer). Si notano appena le spalle scoperte. Statuaria. Irreale, come lo sfondo rosa a pallini. Gli occhi sono tristi (e ci credo: ora le tocca lavare i piatti!)
Al posto dell'orecchino, ha una spugna per lavare i piatti (quella reclamizzata).
Slogan aziendale: Lavare i piatti non è mai stato così glamour.
Sottotitolo: La nuova spugna universale che stupisce tutti e pulisce tutto.
Sommario:
1) lavare i piatti deve essere glamour altrimenti "lei" non li vuole lavare
2) chi lava i piatti è sexy e perfetta come la donna photoshoppata della foto
3) ancor prima che "pulire tutto", la spugna deve stupire altrimenti non è buona
4) i termini "pulisce tutto" occupano meno dell'un per cento dell'area della pubblicità
Conclusione - qualità del prodotto:
- la spugna "pulisce tutto" (e ci mancherebbe altro!)
Conclusione - qualità vantate dal marketing ma non derivanti dal prodotto:
- chi usa la spugna diventa glamour, photoshoppata e stupisce la gente
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