Lo storico greco DIODORO CRONO (IV sec. a.C.) racconta che con una catena formata da uomini urlanti, appostati su idonee alture, il re persiano DARIO I (522 - 486 a.C. figlio di ISTASPE, sotto di lui l'Impero conobbe la sua massima espansione dall'Indo al Danubio, fu poi sconfitto dai Greci a Maratona) trasmetteva le notizie dalla capitale alle province dell'Impero. Questo tipo di trasmissione era 30 volte più celere di quella effettuata tramite il tradizionale metodo dei corrieri. Nel "DE BELLO GALLICO", GIULIO CESARE (100 - 44 a.C.) scrive che i Galli, tramite le voce umana, riuscivano a mobilitare tutti i loro guerrieri in soli tre giorni. La telegrafia ottica si serviva del fuoco durante la notte, e del fumo o di specchi riflettenti durante il giorno. Nei poemi omerici spesso si accenna a tali sistemi di comunicazione. Il poeta tragico ESCHILO (525 - 456 a.C.) descrive abbastanza dettagliatamente questa cosa nell'"AGAMENNONE".
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Questo è il primo paragrafo di un'interessante pagina di storia della telegrafia, articolo veramente ben fatto a cura di Angelo Brunero.
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