gli incassi dei nostri partiti si moltiplicavano addirittura per undici: + 1.110%. Grazie a due colpi da maestro. Il primo nel 1999, quando i «rimborsi elettorali», la formula ipocrita con la quale si chiama adesso il vituperato finanziamento pubblico abrogato per finta dal referendum del 1993, furono portati in un sol colpo da 800 a 4 mila lire. Il secondo nel 2002, quando si passò da 4 mila lire a 5 euro a legislatura (1 euro l' anno) per ogni italiano iscritto alle liste elettorali di Montecitorio: 5 euro per la Camera, 5 per il Senato, 5 per le europee e 5 per le regionali. Totale, 20 euro a cranio per ogni quinquennio, indipendentemente da quanti davvero vanno a votare. E siccome gli iscritti alle liste elettorali di Montecitorio sono 50 milioni tondi, la bolletta che gli italiani pagano ai partiti ha raggiunto la cifra stratosferica di un miliardo di euro per cinque anni: 200 milioni l' anno. Con l' aggiunta di un simpatico bonus, introdotto, anch' esso alla chetichella, nel 2006 |
Una spesa di miliardi di euro (cifra costantemente in crescita spasmodica)...
...che era stata abolita dagli italiani col referendum, ma che è tornata quatta quatta in auge. E si moltiplica del millecentodieci per cento in una decina d'anni!!
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