venerdì 2 ottobre 2009

Libertà di stampa, cioè rutto libero

Libertà di stampa o rutto libero?
La sottile ma sostanziale differenza tra una parola vera e un rutto è tutta qui: il rutto si compiace e si esaurisce nel suo suono, la parola no: la parola è tale solo fin quando si lega ad orizzonti di senso, di significato, di razionalità, di verità. Quando cessa di farlo regredisce tristemente a fiato volgare. La nobile espressione “libertà di stampa” non è sfuggita a una tale regressione: da esigente sinonimo di responsabilità, di onestà intellettuale, di rispetto dell’altro, di informazione pulita si è trasformata in suono sguaiato, da valutare non più in base a quanta effettiva verità porta di volta in volta su di sé ma in forza del solo rumore che fa.
Una conferma viene dalla manifestazione di domani. In migliaia difenderanno qualcosa chiamandolo con un altro nome, reclameranno il "rutto libero" – il diritto cioè di vomitare articoli senza alcun limite di contenuto, neanche in caso di ingiusa offesa o di falsità dei dati riportati

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