mercoledì 15 giugno 2016

Radioamatori, siamo alla terza epoca

Tipico apparato da scrivania che costa
più di una Fiat Punto nuova
Prima epoca dei radioamatori: autocostruzione, "basta che trasmetta qualcosa". Ricordo un manuale dei primi del '900 che spiegava, in appena 100 pagine, come costruirsi un apparato trasmettitore e un apparato ricevitore per comunicare a distanze di parecchie centinaia di metri a linea di vista (in precedenza Marconi era riuscito a fare molto meglio, ma con investimenti e antenne non proprio alla portata di tutti).

Nella prima epoca il radioamatore è una specie di alchimista con buona manualità, ottimo intuito, e possibilmente buone conoscenze di matematica. Si parla in radiofrequenza anzitutto per dimostrare di essere stati capaci di costruire qualcosa per farlo.

Paragone con l'informatica: è come quando bisognava conoscere cicli macchina, istruzioni assembler, caratteristiche fisiche delle singole periferiche, peculiarità dei singoli chip...


Seconda epoca dei radioamatori: la rivoluzione delle valvole e poi dei transistor. Si è ormai quasi estinta la generazione di radioamatori che possono vantare di aver adoperato esclusivamente le radio costruite da loro stessi personalmente, ma già dagli anni '70-'80 era assai arduo avere mentalmente presente ogni aspetto (e ogni perché) del funzionamento di un apparato. Gli apparati infatti diventano sempre più complessi - bilanciando il prezzo con le caratteristiche tecniche vantabili sul depliant (ragionamento commerciale) piuttosto che bilanciando il meglio con l'inesplorato (ragionamento da ricercatore/sperimentatore). Le tecnologie digitali cominciano a fare capolino qua e là.

Il radioamatore non ha più bisogno di elevate competenze tecniche (e neppure di abilità come il capire il codice Morse). Si parla in radio per scambiare consigli, per fare due chiacchiere, per verificare cosa permette la propria collezione di aggeggi: i radioamatori, salvo rare eccezioni, "sperimentano" usando pezzi comprati in negozio (ed infatti comincia il declino). Il boom della CB (citizen band) si accompagna alla mentalità del "ho comprato un aggeggio molto costoso, perciò sono diventato molto esperto".

Paragone con l'informatica: è come quando i programmatori hanno smesso di dire "ho creato questa cosa", e hanno cominciato a dire "ho installato questa cosa"; hanno smesso di dire "ho fatto funzionare questa cosa", e hanno cominciato a dire "ho comprato un computer molto costoso, perciò sono diventato molto esperto".


Terza epoca dei radioamatori - quella attuale: software defined radio. Gli apparati diventano dei computer che convertono la radiofrequenza in un flusso di dati (e viceversa in trasmissione), in modo da lavorare (filtrare, decodificare, ecc.) quasi esclusivamente su quel flusso. Cioè, in un apparato, il lavoro che prima veniva fatto da un gran numero di componenti elettronici viene fatto ora da un software.

In pratica, il radioamatore diventa concettualmente un informatico-matematico, e lo scopo non è più il mettere in contatto persone ma il trasferire dati fra computer (dati in cui ci può anche essere traffico voce).

L'unica caratteristica comune a tutte le epoche riguarda il mezzo fisico - cioè per lo più l'ambito delle antenne.


Già vent'anni fa qui si lamentavano che il radioamatore usa più il telefonino che la ricetrasmittente (l'industria ha di fatto ridotto al lumicino la parte sperimentale).

L'infrastruttura internet ha già assorbito la telefonia e lentamente risucchierà radio e tv (dopotutto "audio" e "video" sono solo flussi di dati).

Dunque, cosa avrà domani di interessante il mondo dei radioamatori?

1. il fatto che per comunicare non c'è bisogno di un'infrastruttura esterna (i tuoi telefoni, internet, tv, ecc., vanno in panico se la sezione di infrastruttura che ti stava servendo smette temporaneamente di funzionare);

2. l'interoperabilità con internet (i non esperti si lasceranno fagocitare da quest'ultima, i matematici-informatici avranno il loro gran daffare sui flussi di dati).

Insomma, il nuovo radioamatore sarà solo un informatico (con contorno di molta matematica e non troppa ingegneria).

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