lunedì 13 gennaio 2014

Sinclair QL: trent'anni di guai

Mentre i fan del Sinclair QL che festeggiano i trent'anni del debutto del "Quantum Leap" (salto di qualità)...

...c'è qui sotto un articolo (con interviste ai protagonisti, tranne sir Clive Sinclair) dove spiega i mille motivi del colossale inglorioso fallimento, tra cui
  • sir Clive aveva la fissa del risparmiare anche il singolo centesimo (doveva costare sotto le mille sterline, e riuscì a tirar giù il prezzo fino a 399: addirittura ricalcolavano i condensatori a seconda dei costi) e la fissa di avere l'esclusiva per guadagnare (vendendo i Microdrive a cartuccia a nastro)
  • l'ingegnere incaricato era un ventunenne fresco di istituto tecnico, e gli altri tecnici e programmatori vennero assunti nel frattempo (inoltre commissionarono un sistema operativo alla GST per paura di non riuscire a finire in tempo il proprio)
  • il design è cambiato numerose volte, fino a mesi dopo il lancio; all'improvviso arrivavano richieste di feature assurde ("facciamolo portatile!" e scoprivano che la batteria prescelta durava 10 minuti in totale) oppure troppo frettolose (per non ingegnerizzare nuovi microdrive, vi rifilarono dentro quelli dello Spectrum senza il guscio)
  • diverse roboanti promesse iniziali non vennero mantenute (compatibilità Spectrum, porta stampante, orologio con battery-backup, modem interno...)
  • il progetto iniziale era troppo ottimistico e comportò scelte disastrose (per gestire tastiera e porte seriali dovettero includere un altro microprocessore, l'intel 8049, scelto solo perché era il chip che costava meno; il generatore del segnale TV era troppo vicino ai motori dei microdrive e dava luogo a interferenze; le porte seriali erano inaffidabili già a 2400 baud perché avevano rifilato troppa roba all'8049...)
  • il processore 68008 fu scelto per risparmiare ma quando il QL arrivò sul mercato, il più potente 68000 costava un terzo del lento 68008...
  • quando furono rimandati in assistenza decine di migliaia di QL "prima serie", anziché aggiornare la ROM fu più conveniente gettarli via e sostituirli con dei nuovi...
Insomma, un pataccone all'italiana (anzi, peggio che i peggiori italiani), dove le improvvisazioni sulle decisioni, le paure del momento, le scadenze fissate senza pensare, il marketing fatto senza ragionare, devastarono un progetto dall'inizio alla (ingloriosa) fine.
Intanto alla Commodore stavano comprando il progetto di un altro pataccone, l'Amiga, ma ebbero il buon senso di "pensare un attimo" e di "consultare i tecnici" prima di prendere decisioni affrettate. L'Amiga fu un successone dal 1985 al 1997, anni dopo il fallimento della Commodore stessa.

Il tutto è in due paginone di articolo dei cinici inglesi di The Register (pagina 1, pagina 2).

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