lunedì 13 novembre 2017

Fratiélle e Surèlle: è tortura

Nell'undicesimo anniversario della morte di Mario Merola, il Re della Sceneggiata Napoletana, si abbatte sulla città di Castellammare di Stabia una grave sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo di Strasburgo: «il connubio tra schiamazzi notturni, botti e banda musicale costituisce tortura».

La Corte quindi ha condannato il comune di Castellammare di Stabia, pacifica cittadina dove la movida consiste nell'accoltellarsi, per le processioni notturne e per la mancanza di leggi adeguate a punire i responsabili (chissà se il comune si adeguerà). Il comune dovrà inoltre versare un risarcimento di 15 (quindici) euro per danni morali a Giggino Puoppolo (Luigi Coppola), svegliato di soprassalto da un petardo "magnum" durante un Fratiéll' e Surèll' del 2010 in seguito al quale non riuscì più a prendere sonno pur dovendo andare a lavoro il giorno dopo.

Le processioni notturne in questione consistevano nella recita del rosario per le strade a partire dalle quattro del mattino ogni giorno, per i nove giorni che precedono la festività dell'8 dicembre, alternando le singole "decine" a marcette della banda musicale, a spettacoli pirotecnici (talvolta offerti dai balconi di coloro che non partecipano alla processione ma assistono allo spettacolo) e alla immancabile Voce.

La Voce consiste in un tizio di mezza età che precede la processione e nei momenti di maggior silenzio urla a squarciagola il richiamo per coloro che ancora dormono: "Fratieeello e sureeeella! venìte a dìcere ò rusario à Maròòòòòn... àààà Mààààààààron". Nel corso degli anni la Voce si è beccato un numero allucinante di chitèmmuòrt da tutti coloro che erano rimasti a dormire, non meno che degli sparafuochi: dato che la processione comincia sempre negli stessi posti e alla stessa ora, non è necessaria la Voce, mantenuta solo per onorare una tradizione.

Ovviamente il privilegio di dare la Voce era guadagnato pressoché sempre dagli stessi figuri dopo indicibili lotte fratricide senza esclusione di colpi. La Voce si attenuava solo quando il privilegiato era un po' abbrucàto o quando c'era una forte pioggia.

Al termine della sarabanda, cioè alle cinque e trenta del mattino, la folla che non si riversa nei bar per un cappuccino si raduna nella piazzetta dove incrociano via Surripa e via Regina Margherita (laddove c'erano il pescivendolo Hitler - soprannominato così a causa dei baffetti -, Maria à salumèra e il bar Tiberio), dove sull'allestito palco i francescani conventuali celebrano la Messa.

Una volta il parroco invitò (dietro cospicuo pagamento) Mario Merola per cantare l'Ave Maria all'inizio della Messa. Le strade erano straripanti di fedeli liturgicamente accorsi da tutta la provincia ad assistere a questo mini-concertino del Re della Sceneggiata all'alba.

Si presentò dunque Mario Merola, in grave ritardo, completamente ubriaco e con un naso rosso, durante la Messa. Strappò a forza il microfono dalle mani di padre Tommaso durante l'omelia, ed effettuò il suo mini-concertino, svignandosela subito dopo senza nemmeno salutare, mentre la folla lo osannava a gran voce chiedendo un bis o almeno qualcuno dei suoi pezzi più epici. Padre Tommaso quietamente riprese la predica, ma non invitò più il Re della Sceneggiata.

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