domenica 25 marzo 2012

Quando la passione diventa business e fa fatturare

(vecchio articolo comparso un anno fa su 37signals.com)

Quando Nathan Seidle bruciò alcuni suoi componenti elettronici verso la fine del 2002, cominciò a cercare nell'internet dei pezzi di ricambio. Ma i risultati furono deludenti: "lo stato dei rivenditori on-line di componenti elettronici era decisamente orribile", ricorda. "Volevo vedere una foto, semplicemente una foto, di quel che stavo cercando di ordinare. Niente da fare: nessuno si preoccupava di pubblicarne, non sapevi mai cosa stavi comprando. Così, con quel senso di frustrazione ancora vivo, mi venne l'idea che potesse esserci un'opportunità. Forse -dico: forse- avrei potuto aprire io stesso un sito web per vendere componenti elettronici. E stavolta con le foto, foto non sfocate! E magari anche un'immagine del retro del componente. Nel 2002 questa era semplicemente una bestemmia. L'elettronica era roba... brutta da guardare, per la quale agli esperti bastavano solo sigle e numeri - chi mai avrebbe voluto vedere il retro di un componente? Ma io lo volevo, sapevo che lo volevo, e così pensai che c'era altra gente che poteva avere la mia stessa esigenza".


Così, nel 2003, cercò un nome per quel suo nuovo business, partendo dal fatto che scatenare scintille è proprio ciò che lo aveva indotto a cominciare. "Ogni volta che friggo qualche pezzo, vuol dire che mi sto divertendo e che sto spingendo al massimo le mie capacità. Quando scoprii che era libero il domain SparkFun [scintilla/divertimento], capii che era perfetto.

Senza sapere esattamente cosa vendere, Seidle (qui sopra, nella foto di CNNmoney) si procurò un po' di prodotti a caso. Gli ordini cominciarono subito, seppur lentamente, ad un ritmo di uno o due al giorno. "Col passare del tempo potei scrivere più tutorials e realizzare più progetti diversi con le stesse parti che vendevo", dice Seidle. "Fu solo nel 2004, una volta laureato all'Università del Colorado, che ebbi tempo di creare prodotti originali SparkFun. Da allora, come design e produzione siamo cresciuti tantissimo".

Attualmente SparkFun aiuta i clienti ad assemblare ogni tipo di progetto, da un data-logger di terremoti ad un pallone aerostatico ad alta quota ad un touchscreen mouse.

I prodotti comprendono resistenze, LED, sensori di umidità, schermi LCD... vengono venduti ad appassionati, designer, artisti, DJ, insegnanti, professori, ingegneri. In aggiunta ai semplici tutorial on-line, SparkFun offre perfino lezioni.

Iniziare da zero

Il business cominciò con circa $2500 di debito sulla carta di credito, dice Seidle. "Credo che circa $2000 se ne andarono in acquisti di merce e $500 per l'infrastruttura, inclusi $25 per una bilancia, $15 per una etichettatrice, etc. Dimenticai di comprare scatole di cartone per spedire i prodotti ai clienti; come riuscii poi a spedirli, è qualcosa che farebbe ridere parecchio".


Questa Arduino Mobile Camera di "Dr_Speed" è controllata via Bluetooth da un telefonino Android, con una fotocamera Canon A530 e una base mobile Vex.

Man mano che si smaltivano i pezzi in magazzino, era questione di come ricominciare il processo. "Prendi tutti i soldi che hai guadagnato e compra altro materiale da mettere in inventario", dice Seidle. "E continua a farlo finché non hai abbastanza inventario da coprire tutti gli ordini, oppure hai bisogno davvero di mangiare. Penso che siano passati più di tre anni prima che io fossi in grado di comprarmi un giaccone invernale con quel che guadagnavo. Un business appena avviato e in crescita è una macchina che divora soldi".


Le cose però hanno funzionato. Due mesi fa (primavera 2011) SparkFun ha assemblato il suo milionesimo widget lì a Boulder, ed ha circa 120 dipendenti. E l'azienda non è mai andata in rosso, fin dagli inizi.

"Questo non significa che abbiamo fatto una barca di soldi", chiarisce Seidle. "Al contrario, nel crescere all'interno abbiamo speso quasi tutti gli incassi per avere più inventario e più infrastruttura e tener testa agli ordini".

Le tasse sono state uno dei maggiori ostacoli. Seidle: "c'è voluto parecchio, per me, per capire che le tasse vanno pagate sui profitti; allo Stato non importa se quei profitti erano stati reinvestiti per comprare altro inventario. Quel giorno che lo scoprii, mi venne davvero da piangere". Quale è esattamente il problema? "Non possiamo giustificare i prodotti sui nostri scaffali come costo finché non vengono effettivamente venduti. Perciò avevamo parecchio apparente profitto (guadagni passati) legato però all'inventario fisico del momento".

Ma ci sono stati anche momenti fortunati lungo il percorso. Per esempio: l'edificio che SparkFun sta utilizzando. Seidle: "all'inizio avevamo affittato il 25% dell'edificio mentre un altro locatario ne teneva il 75%: si trattava di una grossa azienda con molte sedi, che a un certo punto decise di chiudere il negozio che aveva proprio in quella stessa sede, lasciandoci il 75% dello spazio vuoto mentre il loro contratto quinquennale andava a scadere. Normalmente, data la crescita, eravamo stati costretti a traslocare ogni anno visto come ci espandevamo. Per fortuna abbiamo potuto avere più spazio man mano che si cresceva. È difficile spiegar bene quanto sia stato cruciale questo passo per la nostra crescita".

"Ho reso desiderabile il mio posto di lavoro"

Seidle non ha mai lavorato in una vera azienda, cosa che lui vede "sia come vantaggio che come problema". "Quando avviai SparkFun, non avevo una nozione precisa di cosa fa esattamente una 'vera' azienda", dice. "Non avevo pantaloni color kaki, e non potevo nemmeno permettermene di nuovi. Mi piacciono le scarpe comode, vado matto per le magliette chiassose. Perciò volli rendere desiderabile e gradevole il mio posto di lavoro, renderlo un posto dove ci si sta piacevolmente".

"Fu così che qualcuno chiese se poteva portarsi anche il suo cane. Rispetto la gente che ama il suo cane, anche se non mi piacciono gli animali. Così, appena mi assicurò che il cane non sarebbe stato un problema, gli permisi di portarsi al lavoro il suo amico a quattro zampe".

"Quindi qualcuno mi chiese se poteva portarsi lo skateboard. Perché no? Io non vado in giro con lo skateboard, ma mi piace la gente che lo fa".

"A poco a poco è andata a finire che mi sono ritrovato circondato da gente pazzerella e allegra, a cui a volte è complicato relazionarsi. Questa diversità porta però ad alcune conversazioni assai interessanti! SparkFun non è il posto per gli individualisti dal carattere chiuso. Ognuno è un po' diverso, con diversi background, tatuaggi, interessi. Si scherza parecchio ma abbiamo tutti un obiettivo comune. In generale, se tu accanto a me lavori sodo, io rispetterò la tua patologica fissazione per gli strumenti da cucina. Dato che il tuo ambiente di lavoro non è proprio 'ortodosso', siamo tutti molto diversi, colorati e... produttivi".

Questo modo di lavorare poco ortodosso ha creato qualche scenario curioso. Per esempio, c'è stata quella volta in cui il dipendente Gordon Kock, al piano di produzione, si ruppe una gamba cadendo dallo skateboard. "È stata una giornata divertente!" ricorda sarcastico Seidle. "Chiamammo la compagnia assicurativa del nostro dipendente e gentilmente cercammo di spiegargli la situazione. Eravamo un po' preoccupati che l'assicurazione non pagasse. Ma il fatto di considerare prioritario lo skateboarding negli spazi aziendali - è parte della nostra cultura - riuscimmo a convincere l'assicurazione per aggiungere specificamente tale 'forma di spostamento' all'interno dell'azienda. Con un po' di pazienza e di discussione, l'incidente rientrò normalmente nella copertura assicurativa, Gordon ebbe la sua ingessatura, e la vita andò avanti normalmente".

Crescere insieme agli amici

Seidle ha anche deviato dalla convinzione tipica del dover evitare di lavorare con amici o familiari. "Tutti mi dissero di non assumere tra gli amici o dalla famiglia. Ma ho fatto proprio quello", dice. "Il mio primo impiegato era un buon amico. Aveva bisogno di un lavoro tra il college e l'inizio del praticantato da avvocato. Negoziammo lo stipendio durante una passeggiata sul monte Evans. All'epoca non ero neppure sicuro di avere i soldi per pagargli quel salario incredibilmente basso. Più tardi assunsi altri miei amici, e perfino mio fratello e mia madre".

"Ho assunto praticamente qualsiasi amico con cui si poteva parlare del lavoro in SparkFun. Ci siamo presto trovati a chiedere ai nostri amici se avessero amici o fratelli che avessero avuto piacere a cominciare in SparkFun. Ai più magari sembrerà una stupidaggine, ma ovviamente loro ci raccomandavano le persone con le quali avrebbero avuto piacere a lavorare. Se si comincia con buone persone, finisce che tendono a moltiplicarsi".

"Beh, ho ancora parecchio da crescere prima di potermi definire ingegnere, manager, allevatore di gatti, o qualcosa che loro chiamano 'CEO'. Ma nel frattempo è importante restare amici con le persone che ti stanno attorno e non permettere che la prossima sfida ti mandi in crisi".

Quale è l'obbiettivo che spinge in avanti SparkFun? "Aver gente che mette ancora alla prova la propria creatività", risponde Seidle. "Vedo l'elettronica come la possibilità di creare robe simpatiche. Se riesco a mostrare alla gente che possono costruirsi un aggeggio che permette loro di rispondere ad una necessità o realizzare un sogno, allora si potranno risolvere un sacco di problemi. L'elettronica non è difficile; la gente spesso si perde nei dettagli. Che sognino pure alla grande, e lascino che SparkFun aiuti nei dettagli".


Eh sì - l'azienda si chiama SparkFun, ed io sono uno dei suoi clienti da più di cinque anni...

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